Il brutalismo intimo di un palazzo nel cuore di Porto

Il termine brutalismo nasce nel Regno Unito e deve la propria ispirazione al béton brut di Le Corbusier, ovvero al cemento lasciato a vista e utilizzato dall’architetto svizzero nella sua Unitè d’Habitation a Marsiglia proprio per evidenziare con la massima forza espressiva determinati particolari di un’abitazione (talvolta anche a scapito dell’estetica).

Spesso criticato o deriso, questo stile ha fatto largo uso non solo dei materiali grezzi, ma anche di forme imponenti e massicce con finestre molto piccole rispetto al resto della struttura che le ospita. Esempi di architettura brutalista comprendono la Balfron Tower in inghilterra, la Torre Velasca di Milano e il singolare Castello dell’Eremita di David Scott in Scozia e, oggi, si arricchiscono, almeno in parte, di una palazzina nel cuore della città portoghese di Porto.

In questo caso, però, si tratta di una sorta di brutalismo “delicato” che caratterizza una struttura nata come spazio di servizio per un palazzo costruito alla fine del XIX secolo e che, rispetto ai classici grigi tipici del cemento a vista, ha preferito una palette di colori morbidi e legati alla terra. Il progetto è firmato da Bak Gordon Arquitectos ed è costituito da un edificio a pianta irregolare capace di fondersi sia con il giardino sia con la casa originaria e che ha come cuore lo spazio conviviale esposto ad ovest.

L’utilizzo di materiali dalla texture grezza unita ai colori rosati del tadelakt impiegato per le pareti conferisce alle stanze un’atmosfera calda e accogliente che viene amplificata dagli arredi in legno e dai tessuti chiari, oltre che dall’intelaiatura degli infissi. Proprio questo ultimo aspetto segna un punto di rottura netto con il brutalismo classico, grazie alle grandi dimensioni delle finestre, caratterizzate da cornici in ottone ossidato che permette loro di integrarsi al meglio nelle facciate in cemento pigmentato.

All’interno, gli ambienti si susseguono passando da quelli più privati agli spazi conviviali in una pianta irregolare che comprende oltre al soggiorno anche la cucina, una piccola biblioteca e due camere da letto dalla forma trapezoidale, dotate di servizi adiacenti a cui si aggiungono quelle al piano superiore. L’idea di fondo del progetto è quella di trasmettere l’importanza della vita privata attraverso spazi in cui gli abitanti diventano il punto focale, mantenendo un forte elemento di continuità con il mondo esterno che sembra scivolare all’interno della casa attraverso il salotto che si trasforma in un vero e proprio giardino d’inverno.

Per una gallery del progetto:
https://www.archdaily.com/969090/house-2-ricardo-bak-gordon